Valentina Ciocca
02 agosto 2024
SCINTILLE
Seduta al solito tavolo, Sara cercava di estraniarsi
dal vociare confuso del bar. Niente da fare, non
riusciva a concentrarsi, per la terza volta aveva
riletto la stessa riga senza memorizzare nulla. Da
quell’angolazione poteva visualizzare l’ingresso,
mancava ancora mezz’ora all’appuntamento, ma
lei era arrivata in anticipo, troppo anticipo,
come sempre.
Aveva cercato di truccarsi con cura,
ma il tremolio della mano l’aveva fatta desistere
e forse Andrea l’avrebbe preferita acqua e sapone.
Non era brava in queste cose e poi qual era
l’abbigliamento giusto per un appuntamento galante?
Si sentiva sempre inadeguata, troppo formale,
troppo sciatta, era sempre tutto troppo.
Alla fine, aveva optato per qualcosa di semplice e sobrio.
Continuava a guardare l’ora impaziente. Ingannare il tempo, che strano modo di dire, è il tempo che inganna noi, sembra comprimersi o dilatarsi a suo piacimento, pensò mentre qualcuno cercava di richiamare la sua attenzione.
‹‹Scusi, vuole ordinare?››
Non era la voce di Marco, il cameriere abituale, quel timbro acuto e quasi sgradevole apparteneva a una giovane donna. Che fosse una nuova dipendente? Strano, frequentava il locale da anni e dietro il bancone non aveva mai visto nessun altro che non fosse il proprietario.
Persa nei suoi pensieri non aveva ancora risposto a quel volto accigliato che la osservava battendo in maniera insistente un piede a terra.
‹‹Senta, prende qualcosa o no?››
‹‹Ehm, sì, certo, il solito…cioè volevo dire, un latte macchiato, di solito c’è Marco e…e…››
Le conversazioni con gli sconosciuti le provocavano un misto di agitazione e imbarazzo e il risultato era sempre una figuraccia.
‹‹Marco oggi ha di meglio da fare che stare qui a servire, è andato a comprare l’anello per il nostro fidanzamento, non che la cosa le debba interessare.››
‹‹Oh beh, allora congratulazioni, non sembrava un tipo da fidanzata.››
Le parole erano uscite a bruciapelo causando una smorfia sul volto della sua interlocutrice che si era allontanata visibilmente seccata.
Dopo qualche istante era tornata con la sua ordinazione, senza proferire parola aveva appoggiato il bicchiere di latte che si era in parte rovesciato.
Questa volta Sara non aveva aperto bocca, lo sguardo della donna era eloquente, non provocarmi, diceva.
Nel frattempo, il locale si era svuotato, i modi tutt’altro che garbati della cameriera avevano allontanato diversi clienti.
Poi la porta si era aperta e il cuore di Sara aveva preso a martellare pensando di vedere Andrea varcare la soglia.
Invece era Marco, con il viso raggiante aveva raggiunto la donna dietro il bancone e l’aveva stretta in un abbraccio così intenso che Sara era arrossita.
‹‹Amanda, tesoro, grazie per avermi sostituito, sarai stanca, siediti.››
‹‹Non so come fai a passare le giornate dietro a questi che non sono mai contenti.››
‹‹I clienti sono un po' la mia famiglia, ho passato gli ultimi quindici anni della mia vita qui dentro, ma ora ci sei tu, amore mio, sarai tu la mia famiglia.››
Marco era sempre stato cordiale e gentile ma oggi aveva qualcosa di diverso, nei suoi occhi brillava una luce nuova, il suo corpo era proteso verso quella donna come attratto da una calamita.
La ragazza pensava che Marco si stesse per beccare una gran fregatura, altro che amore, quella donna trasudava arroganza da tutti i pori, mentre lui era partito per la tangente. Cupido doveva aver preso bene la mira, lo scapolo più ambito del quartiere era inebetito dagli effluvi dell’amore.
Ma cosa ne sapeva lei dell’amore? Il suo appuntamento era in ritardo, probabilmente Andrea si era dimenticato di lei.
Come poteva giudicare male quella donna che non conosceva? Forse aveva i suoi motivi per mostrarsi così acida, magari il suo carattere era stato forgiato dalle delusioni.
In fondo era meglio essere così, combattiva e odiosa, piuttosto che remissiva come lei.
Ancora una volta i pensieri avevano virato su argomenti scomodi, Sara sapeva che la sua testa ogni tanto entrava in modalità angoscia formato Xxl e non c’era niente che potesse fermare quel vortice di sensazioni sgradevoli che la facevano sentire spesso fuori posto.
Questa attesa mi sta uccidendo, di sicuro non verrà, avrà cambiato idea, sono stata una stupida a venire qui.
Quelle ombre nella sua mente le mostravano sempre gli scenari peggiori, sentiva l’agitazione salire alla bocca dello stomaco e dopo qualche istante la crisi di panico l’aveva investita in modo violento.
La prima a cogliere i segnali era stata proprio lei, quella cameriera improvvisata che in realtà era un medico. Il suo tono rassicurante e deciso aveva allentato la tensione poi le aveva messo davanti un sacchetto di carta in cui respirare. Con fare sicuro aveva contato con lei a ogni respiro finché la crisi era passata.
Sara l’aveva guardata con riconoscenza, avrebbe voluto ringraziarla, ma lei era tornata subito dietro il bancone dove si era trincerata con l’abituale maschera d’indifferenza dipinta sul volto.
‹‹Sara, eccomi, scusa il ritardo, la macchina non partiva e ho dovuto prendere il tram, ma per farmi perdonare ho una piccola sorpresa. Niente di che eh, però mi sembrava una cosa carina, tieni.››
Sara era esterrefatta, l’arrivo inaspettato di Andrea l’aveva ammutolita, avrebbe scommesso che non sarebbe arrivato e invece lui era lì, con una scatolina rossa in mano. L’aveva aperta con trepidazione, dentro c’era un grazioso braccialetto di ametista.
‹‹Io non so cosa dire, non avresti dovuto disturbarti, è bellissimo.››
Marco che aveva osservato la scena aveva annuito entusiasta.
‹‹Oggi è una giornata fortunata per l’amore! Facciamo un brindisi, offro io! Alla mia bellissima fidanzata Amanda e a questi due ragazzi!››
Anche gli altri avventori si erano uniti all’applauso che era seguito e avevano esultato acclamando le coppie.
Il buonumore di Marco era contagioso, persino il volto di Amanda si era disteso in un sorriso sincero.
In fondo l’amore non ha niente a che vedere con la perfezione. Sara non poté fare a meno di pensare che, se quella donna così fredda era stata in grado di far innamorare qualcuno, forse lei avrebbe potuto imparare a credere un po' più in sé stessa.